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Non Resta Che Ricominciare
Emmanuel Bodin


Svetlana, una giovane donna russa, ritrova Franck, il suo amore del passato, incontrato un’estate a Parigi tanti anni prima. Ma l’amore può facilmente rinascere dopo essere sprofondato nell’indifferenza?

Ripercorrendone la storia sentimentale, l’autore fa evolvere il suo personaggio che uscendo dal bozzolo dell’adolescenza deve ricostruire se stesso per affermarsi nel mondo degli adulti.

In questo percorso iniziatico e caotico fatto di numerose delusioni sentimentali e di messe in discussione, l'eroina dovrГ  confrontarsi con i suoi demoni interiori, le sue esitazioni ed i suoi interrogativi per rinascere dai suoi stessi errori come una persona nuova: una donna innamorata e autentica, in tutta la sua grandezza, splendore e femminilitГ .








Emmanuel Bodin




Non resta che ricominciare


Romanzo





Tradotto dal francese da Roberta Solazzo


В© Emmanuel Bodin, 2014 - 2018 Versione originale francese

Oaristys Г‰dition





В© Roberta Solazzo, 2018 Traduzione italiana





IlustraciГіn: MaddyZ / Shutterstock



Tutti i diritti di riproduzione, adattamento e traduzione, riservato totale o parziale per tutti i paesi.


«È molto raro che nella vita si abbia una seconda possibilità; è contro tutte le leggi.»

Michel Houellebecq


A Dacha




1В  Capitolo 1 (#ue07831dd-ca88-5629-8d78-268ba629dd44)

2В  Capitolo 2 (#u02bfe34c-3b63-5dce-8758-5e7ac740c6a1)

3В  Capitolo 3 (#u24a38a84-4ae3-5e6c-8194-cbba170cdd5a)

4В  Capitolo 4 (#u4bc1d60c-915b-5ca9-b544-e52f9ac75979)

5В  Capitolo 5 (#litres_trial_promo)

6В  Capitolo 6 (#litres_trial_promo)

7В  Capitolo 7 (#litres_trial_promo)

8В  Capitolo 8 (#litres_trial_promo)

9В  Ringraziamenti (#litres_trial_promo)





1.


Da poco piГ№ di quattro anni, non mettevo piede in Francia ed ecco che stavo ritornando a Parigi per lavoro. Diversamente dalla prima volta non si trattava di un lavoretto estivo ma di un lavoro che avevo scelto con piena convinzione. Questa volta sono tornata per andare avanti nella vita, stabilizzarmi e stabilirmi una volta per tutte.

La prima volta, ero venuta per vendere borse alle Galeries Lafayette per soli tre mesi, vi avevo visto una favolosa occasione per esercitare il mio francese e perfezionare la conoscenza della lingua. Poi era accaduto qualcosa che non avevo previsto: un appuntamento con l’amore. Quattro anni dopo mi capitava ancora di pensare all’uomo che avevo conosciuto. Dopo il ritorno al mio paese di origine, in Russia, avevamo provato a mantenere una corrispondenza. Nel giro di pochi mesi non c’era la minima speranza di rivederci. Io, mi ero improvvisamente innamorata di un altro ragazzo e col tempo anche a lui era successa la stessa cosa.

Non sapeva nulla del mio ritorno a Parigi e del lavoro di traduttrice che avevo appena ottenuto. Era un contratto di due anni. Ho esitato a contattarlo perchГ© avevo paura di rivederlo.

Ero cosciente che c’era mancato il tempo di costruire una solida relazione. Tre mesi appena sono un periodo troppo breve per amarsi ragionevolmente, soprattutto dato che non condividevamo la quotidianità. Mi aveva chiesto due volte se volessi trasferirmi a casa sua per risparmiare soldi. Dato che era single da poco tempo, avevo paura di trasformarmi, a suo vantaggio, in una compagna di riserva, come un kleenex per dimenticare la sua ex. Inoltre, temevo di perdere la mia libertà. E se dopo una discussione mi avesse buttato in mezzo alla strada, dove sarei andata, dopo aver lasciato per lui il pensionato per giovani lavoratori in cui vivevo?

Le vie del destino sono infinite, a volte incomprensibili: con tutte le case vuote a Parigi mi ritrovavo a risiedere allo stesso indirizzo di Montparnasse e nello stesso edificio. Solo la stanza era diversa, così come lo era il pavimento. Dal quarto piano ero scesa al terzo. Era un segno che la nostra storia sarebbe ricominciata dove si era più o meno interrotta?

Parigi, ne ero davvero innamorata, come un colpo di fulmine che ti travolge in un istante. Probabilmente l’incantesimo non era solo dovuto al fascino della capitale; avevo, forse, semplicemente ceduto alla magia, alla vitalità della Francia? Da adolescente, sognavo di visitare questo paese. Il sogno era stato esaudito, si era avverato. Anche se avevo visitato soltanto Parigi, la sua eco mi aveva mostrato un’atmosfera così diversa dalla mia città natale in Russia! Ero stata sopraffatta da un forte senso di libertà, come un vento di pazzia passeggera, un’indipendenza inebriante, un’emozione che non avevo mai provato prima. Questa impressione era stata al tempo stesso strana e piacevole. Stavo così bene su questo suolo francese, liberata da ogni costrizione; come se delle ali mi fossero spuntate sulla schiena. Pur tuttavia, il tempo era trascorso così rapidamente senza che percepissi la clessidra che distillava le giornate più velocemente di quanto io non avessi voluto. Dopo questo soggiorno, una trasformazione si era operata in me: non mi ero sentita più la stessa donna. Qualcosa di nuovo era germogliata e mi avrebbe segnata per gli anni a venire. Ero tornata a casa con il cuore pieno di ricordi, diversi gli uni dagli altri. Per tre mesi, la mia vita era stata molto movimentata, segnata per sempre. Mi ero evoluta per avvicinarmi alla maturità. Tuttavia, c’era ancora molto lavoro da fare per realizzare me stessa e molte cose da imparare. La vita, l’avrei capito più tardi, se ne sarebbe fatta carico velocemente.

Ora che sono nuovamente in questo paese, la Francia, ne voglio approfittare al meglio. Ad esempio, voglio partire alla scoperta di altre città, odorare la lavanda in Provenza, ammirare le scogliere di Etretat, bagnare i piedi nell’Atlantico… In due anni dovrei trovare il tempo per visitare queste regioni e molto altro ancora.

Sembra che quando si provino sentimenti d’amore, non sempre ci sene renda conto nell’immediato. Si crede di non aver alcun sentimento mentre questi fluttuano in aria, come in attesa, proprio vicino al nostro cuore. Se non si sono ancora pienamente integrati è per lasciarci la possibilità di accettare questo fatto o rifiutarlo. Amare non è qualcosa di ovvio. Ѐ un dono di sé, un abbandonarsi all’altro. Ѐ un tumulto che trasforma una vita, che unisce due anime vagabonde, a cui una scintilla ha dato fuoco, spingendole in un nuovo spazio-tempo isolato, inaccessibile e incomprensibile al resto degli uomini. Ѐ un intero universo, che appartiene solo a due esseri che si sono amati. Come non rimanerne sconvolti? Ѐ al tempo stesso una follia che si cerca e che si sfugge.

Quando conobbi Franck, era disoccupato. Fotografo di formazione, non era riuscito a far apprezzare il suo lavoro, a esporre le sue foto. Tuttavia, ricordo che aveva uno sguardo interessante, piuttosto personale. Oramai, lavora nel cinema e si guadagna da vivere molto meglio. Talvolta, non bisogna ostinarsi a perseverare in una direzione se questa risulta essere completamente sbarrata ed esclusiva. Prendendo una strada diversa, le cose possono risolversi da sé e ripresentarsi con un aspetto più gradevole, procurandovi piaceri inattesi fino ad allora. Questa evoluzione corrisponde un po' a quello che ho vissuto io. In Russia, volevo lavorare come interprete. Ѐ tuttavia difficile farsi notare se non si diventa il migliore e soprattutto se uno non ha seguito buoni studi che consentono di accedere facilmente a questo lavoro. Ho amato l’arte in tutte le sue forme, quindi l’ho studiata per me stessa. Sì, però... quali porte ci aprono le formazioni artistiche? Mi sono accorta, un po' tardi, che bisognava sfondarle tutte! Ma come sventrarle quando sono cosi ferocemente blindate? Senza conoscenze già infiltrate che vi possano permettere di sceglierne una, non c’è nulla in cui sperare. Mi ero bloccata. Cosa mi restava da fare allora? Dei lavoretti occasionali per mantenermi per il resto della mia vita? Non potevo accettare una simile prospettiva. Avevo ancora troppe ambizioni.

Con il senno di poi, mi sembra che con Franck ci siamo incontrati prematuramente. Questo è ciò che accade spesso nella vita: incontriamo una persona che si lega a noi troppo presto o troppo tardi. A causa di questa intempestività, ci sfugge una felicità che era a portata di mano. Ci si interroga anche sul futuro e abbiamo paura di dover rinunciare a tutto. Sia in un caso che nell’altro, non rimane che un’unica soluzione: la fuga!

Non era affatto responsabile. Si era sentito pronto e mi voleva vicino a lui. Io, invece, appena uscita dall’adolescenza avevo una voglia pazza di scoprire la vita e di divertirmi. Ma ecco che, incontrando Franck, l’amore era sbucato fuori dal nulla. Ero subito rimasta abbagliata e accecata. Era cosi bello, tranne per il fatto che era troppo presto. Ho cercato di reprimere i miei sentimenti perché sapevo che non ci sarebbe stato un lieto fine. Trascorsa l’estate, sono dovuta ritornare a casa per terminare i miei studi. Era molto più facile stare lontano. Quattro anni dopo, non vedo più la mia vita sentimentale allo stesso modo. Quando guardo indietro, come in uno specchietto retrovisore, rifletto sul copione che recitavamo. In certe occasioni, potremmo persino chiederci se non ci fossimo persi qualcosa durante il tragitto. Quando le speranze non vengono appagate, i rimpianti sono lì a ricordarci che un’altra strada forse sarebbe stata più adatta.

Franck ha quasi dieci anni in più di me. La sua età non mi aveva mai turbata. Al contrario, mi era piaciuto immediatamente. Il suo fisico era abbastanza comune: bruno con un pizzetto ed esile. La sua semplicità, la sua cortesia, le sue piccole attenzioni ed il suo umore equilibrato, di cui avevo assolutamente bisogno per sentirmi serena, avevano fatto colpo su di me. Mi lasciai sedurre e trasportare dalle onde di questa storia. A distanza di poche settimane, non riuscivo ancora a capire cosa volesse da me, se volesse impegnarsi seriamente o no, il che probabilmente aveva suscitato in me un po' di diffidenza e sentimenti contrastanti. Sembrava che fosse ancora innamorato della sua ex. La loro storia, tuttavia, non era stata altro che una breve avventura rispetto alla nostra relazione in erba. Dalla precedente, Franck ne era uscito annientato. Era stato il nostro incontro a risollevargli il morale. Mi trovava splendente come un raggio di sole che illuminava l’oscurità della sua vita e io adoravo le parole dolci che mi sussurrava, anche se la paura mi frenava per la stessa ragione.



Una volta tornata in Russia, a Irkutsk, già dopo alcuni giorni, mi mancava. Il fatto di vivere lontano dalla Francia, ne era la causa o forse i sentimenti che avevo respinto riaffioravano in me? Volevo proteggermi, non soffrire, entrambi sapevamo che la nostra storia avrebbe avuto una fine, una scadenza inevitabile e necessaria. La nostra unione non poteva in alcun modo durare. Avevamo giocato a fare gli innamorati con una relazione di cui entrambi conoscevamo l’epilogo. Dovevamo chiudere questa parentesi per costruire un nuovo presente senza la presenza dell’altro. Come mi aveva detto chiaramente Franck, vivevamo un amore improbabile... Eppure, era stato proprio lui che aveva voluto crederci di più. Non aveva voluto mettere un punto alla nostra storia. Non voleva permettere che la nostra unione cadesse nell’oblio, diventasse passato. Aveva sognato di vivere il nostro amore nel presente, quando questo presente non aveva nulla da offrire. Per diversi mesi, eravamo rimasti in contatto per non perderci di vista. Mi chiamava regolarmente e mi suggeriva gli studi che avrei potuto intraprendere in Francia. Mi vedeva bene a iniziare un master in lingua o letteratura francese ma non gli importava davvero, voleva solo che tornassi il prima possibile. Non so se fosse la solitudine sentimentale ad avere influenzato il suo comportamento o se gli mancassi davvero. Mi aveva colpita, comunque, sentire che desiderasse tanto la mia presenza.

La nostra corrispondenza era durata fino a quando non incontrai un ragazzo che viveva nella mia stessa città. Il presente aveva avuto ragione sul mio attaccamento a lui, che era affogato nel virtuale. È bello sognare, ma la vita non può essere costruita su un futuro incerto. Ero così giovane, il mio corpo desiderava vivere. È inumano essere soli per troppo tempo. Franck, molto attento, mi aveva chiesto di non passare troppo tempo con questo ragazzo. Gli avevo allora spiegato che la distanza tra di noi aveva spento i miei sentimenti; non sapevo cosa volessi davvero. Dopo averlo estromesso completamente, avevo ricevuto solo rimproveri fino a quando il suo dolore non era stato spazzato via da un nuovo idillio. Anche se la tristezza che si prova dopo un fallimento amoroso di cui siamo consapevoli fa nascere una delusione, che non potrà scomparire completamente. Qualche tempo dopo, anche nelle sue e-mail pacate, c’era sempre in sottofondo una forma di rancore e di forte disappunto.

Il nostro ultimo dialogo era stato all’inizio dell’anno, quando l’avevo chiamato per il suo compleanno. Sarei stata un anno più vecchia, a mia volta, poche settimane dopo e Franck mi avrebbe chiamata per farmi gli auguri per i miei venticinque anni... Per me, tutto sarebbe dovuto ripartire da qui e già mi vedevo a condividere questo giorno al suo fianco! Mi trovavo ora nella stessa città di una persona che amo e tuttavia mi sentivo così distante, anche più lontana di quando vivevo a settemila chilometri da Parigi.

Posso considerare la mia storia come una specie di insegnamento, fatto di esperienze e di molte sfide. Eccone le vicissitudini.




2.


Che tempo meraviglioso! Che l’estate volgesse al termine, non era poi così evidente; la stagione si prolungava, piacevolmente, ideale per le passeggiate. Ma uscire da sola... Brrr... Ho sempre preferito uscire in compagnia, sia per fare quattro chiacchiere o soltanto per passare il tempo.

Quel pomeriggio, avevo deciso di andare al Jardin du Luxembourg. Da Montparnasse, era abbastanza vicino per cui avevo preferito fare una deviazione a Denfert-Rochereau, allungando considerevolmente il percorso, al solo scopo di dare una spintarella al destino. Tuttavia, quando il destino pianifica per voi un programma diverso né luogo né tempo concedono favori, qualsiasi tentativo è destinato all’insuccesso. Indugiavo in quel quartiere, dando un’occhiata ai negozi e ai grandi magazzini e sperando stupidamente di incontrare Franck. Sicuramente, mi stavano scambiando per una turista smarrita, che non sa bene cosa cercare, ma nessuno si sarebbe meravigliato per cose del genere. Guardavo in ogni direzione ma non ero interessata né al sapone profumato al gelsomino dell’erboristeria né al cornetto caldo e profumato del panificio accanto. Speravo solo in un’apparizione. Il mio cuore batteva all’impazzata nel pensare alla sua casa così vicina, a pochi isolati di distanza. Sarebbe bastato che suonassi alla sua porta per sorprenderlo, per ritrovarmi davanti a lui come prima, quando ci frequentavamo. Ma stavolta, nulla giustificava un’azione del genere.

Oltrepassai i numerosi caffè della piazza di Denfert-Rochereau, rallentai, vi guardai dentro, ciondolavo per cercare di vedere chi vi si trovasse all’interno. Di lui nemmeno l’ombra. All’improvviso sentii qualcuno chiamarmi. A più riprese, dei Playboy da strapazzo mi invitavano a bere qualcosa. Più o meno lo stesso tipo di persone che avevo intorno quando lavoravo nei bar. Camminavo dritto per la mia strada. I miei occhi pensosi, delusi, sinceri fissavano i miei piedi. Attraversai la piazza, percorsi il viale Denfert-Rochereau e poi il boulevard Saint-Michel. Osservavo i passanti; gli uomini mi guardavano, mi sorridevano allegramente, altri sembravano intimoriti e abbassavano lo sguardo. Anch’io abbassavo gli occhi, affranta. Andai per la mia strada. Arrivata vicino al parco, mi sistemai sulla terrazza di un caffè. Da qui, avevo una bella vista su uno degli ingressi. Vedevo le coppie tenersi per mano, abbracciarsi, ridere... La felicità stringeva in un forte abbraccio quelle persone. La mia felicità, invece, sembrava perduta, smarrita, persino scomparsa.

Per non lasciarmi sopraffare dalla malinconia, ordinai un gelato ai frutti di bosco con una limonata. Fin da bambina, mi veniva l’acquolina in bocca davanti a queste deliziose prelibatezze.

Un passante si era fermato per chiedermi se avevo da accendere. Ridacchiai e scossi la testa. Di una banalitГ  desolante, un approccio che non lasciava ombra di dubbio. Gentilmente, risposi che non fumavo e lui mi rifilГІ il suo discorsetto.

В«Mademoiselle, lei ГЁ molto affascinante... Posso offrirle da bere?

– Grazie signore, ma preferirei rimanere sola al mio tavolo. Sto aspettando il mio fidanzato.

– Ah... mi dispiace, signorina. Il suo fidanzato è molto fortunato. Buona giornata.»

Immediatamente, il ragazzo andò via. Non è sempre facile liberarsi di qualcuno che vuole fare la vostra conoscenza. A volte sono molto insistenti. Non dubito della serietà di alcuni, ma la maggior parte vuole solo portarti a letto. Non ho più voglia di ciò e non l’ho avuta che raramente... Forse in una città diversa e con uno stato d’animo diverso, mi sarei lasciata sedurre ma in quel momento, i miei pensieri erano concentrati su qualcun altro. Il poverino sbavava fissando le mie cosce lasciate scoperte dalla minigonna che brillavano sotto il caldo torrido della stagione estiva che si prolungava oltre misura. Mentre mi parlava, notai che guardava nella mia scollatura; ciò mi lusingava, per quanto lui non si rivelasse un gentiluomo.

Da ragazza, a volte, mi divertivo in situazioni del genere lasciando immaginare al seduttore che stava per concludere. Gli permettevo di offrirmi da bere uno o due bicchieri... E dopo avere fatto una breve conoscenza, sgattaiolavo via informandolo che qualcuno mi stava aspettando da qualche parte. Naturalmente, non si arrendeva e mi chiedeva come poteva contattarmi e se potevamo rivederci presto. Per non apparire ostile ed evitare tragedie, ci scambiavamo i nostri numeri di telefono. Alla fine... mi dava il suo numero. Il mio era falso!

Una volta finito di gustare il mio gelato e svuotato il bicchiere, andai in quel giardino che trovai assolutamente magnifico. Lo percorsi interamente e mi sedetti di fronte a un’area giochi per bambini. Stavo, placidamente, all’ombra sotto i platani, persa in pensieri romantici quando la mia tranquillità fu improvvisamente interrotta da due giovani innamorati che erano venuti a sistemarsi sulla panchina accanto e stavano amoreggiando senza alcun imbarazzo. La felicità delle coppie, vissuta in pubblico, mette i single a disagio. L’amore e la passione rendono le persone molto inconsapevoli delle loro azioni. Preferivo fingere di ignorarli e guardare i bambini che si divertivano. Inevitabilmente, ripensai a Franck.

Quando l’avevo conosciuto, si prendeva cura, occasionalmente, di un ragazzino che avevo visto solo attraverso alcune foto e Franck mi aveva raccontato vagamente la sua storia con una donna che lo aveva abbindolato cercando di costruire con lui una relazione stabile ma fra crisi e liti, era successo il contrario. Con il tempo, Franck aveva accettato positivamente questo importante cambiamento nella sua vita: quello di diventare padre e aveva imparato a prendersi cura del bambino nato da questa unione. Tuttavia, il comportamento egoistico della donna complicava notevolmente la loro situazione, lei lo affliggeva continuamente con rimproveri e altre meschinità. Non conosco tutti i dettagli della loro storia, forse un giorno me li confiderà.

Un giorno, mi disse che lui doveva badare al suo bambino per due settimane a casa di lei per permetterle di andare a un funerale all’estero. Lei non poteva o non voleva portare con sé il figlio. Costretto da una specie di obbligo morale, Franck si era trasferito in quell’appartamento per quindici giorni. Il bambino non aveva ancora due anni e Franck non si era mai preso cura di un bambino da solo. Cambiare pannolini, pulire la pipì e la cacca, dargli da mangiare, fargli il bagnetto, metterlo a letto... Queste erano cose nuove per lui. Da questa esperienza, Franck ne era uscito più maturo e molto legato a suo figlio. Io, non ho ancora avuto l’opportunità di prendermi cura di un bambino. Naturalmente, quando avevo vent’anni, non mi sentivo pronta ad assumermi una tale responsabilità. Ora posso vedermi nel ruolo di madre. Franck mi aveva detto che sarei stata una madre piena di dolcezza e gentilezza verso i miei figli quando gli avevo confidato i miei dubbi sul riuscire ad esercitare una qualsiasi autorità su di loro. Ora penso che se dovessi trovarmi in questa situazione, saprei affrontarla cercando di gestirla al meglio, ci si allena sul campo. Una parte della vita è segnata da questo momento di crescita: quasi tutti ci ritroviamo ad assumere il ruolo di «genitore».

Bruscamente, fui scossa dai miei sogni. Sentii pianti che coprivano il cinguettio degli uccelli e il fruscio delle foglie sugli alberi. Alla mia sinistra, una giovane donna dava la mano a un bambino di tre o quattro anni che urlava. La sua furia echeggiava lungo il viale. Trascinava i piedi e ritornava sui suoi passi, girandosi continuamente. Questa giovane donna sembrava completamente sopraffatta dagli eventi e non riusciva a confortarlo. La sentii scusarsi perché il campo da gioco era a pagamento e lei non aveva soldi con sé. Ovviamente, l’ometto non capiva perché non gli fosse permesso di andare dato che c’erano molti bambini che si divertivano. Non riusciva a calmarlo, non sapeva più come comportarsi con lui, lo tirava per un braccio cercando di consolarlo e ricominciava quando il bambino si fermava. Vidi che si sentiva a disagio sotto lo sguardo di estranei che la fissavano o con disprezzo o giudicandola una madre indegna. I due innamorati alla mia destra avevano smesso di amoreggiare ed erano fuggiti via tappandosi le orecchie, esasperati dalle grida, non senza manifestare il loro disappunto.

A mio parere, non erano ancora pronti per avere dei bambini.

Cercai nella mia borsa e tirai fuori una banconota da cinque euro. Mi avvicinai alla giovane donna minuta che mi sembrava più giovane di me. Le sorrisi, tendendole i soldi. Avevo visto un cartello che indicava il prezzo. Lei rifiutò imbarazzata e, indubbiamente, un po’ anche per orgoglio. Ho insistito, con il pretesto che se avessi avuto un figlio mi sarebbe piaciuto che si divertisse per crescere bene. La madre finì per accettare questo piccolo aiuto ringraziandomi sinceramente. Sentivo che era toccata da questo gesto. I suoi occhi lucidi parlavano per lei, inutile aggiungere altro. Li guardai tornare verso l’ingresso a pagamento, la tristezza del ragazzino era sparita. Grandi urla di gioia risuonarono. Il bambino avanzava saltellando. L’anima di un bambino è pura; è un gioiello grezzo; l’innocenza stessa. Questo gioiello purtroppo si scalfisce di anno in anno. L’indottrinamento inizia con la televisione, piena di programmi stupidi e ignoranti, pieni di messaggi e di implicazioni alienanti.

Tornai a sedermi sulla panchina. Notai che la madre mi salutava. Il figlio si arrampicava su una casetta di legno e poi scendeva giГ№ col sedere lungo uno scivolo. Ero felice per loro. Questa giovane madre ed il suo bambino potevano godere piacevolmente del pomeriggio. CiГІ che mi irrita, invece, e che trovo incomprensibile per non dire inammissibile, ГЁ che il comune faccia pagare per queste aree di gioco in piena cittГ  e non necessariamente migliori di quelle accessibili a tutti. Non ho mai visto niente del genere nel mio paese!

Un uomo si avvicinò per chiedermi se potevo offrirgli una sigaretta. Sempre e ancora la stessa cosa… Il viso giovane, sulla ventina e il colorito olivastro. Gli risposi che non fumavo e che non apprezzavo i fumatori, pensando così di sbarazzarmi subito di lui. Poi lo ignorai e continuai ad osservare i bambini che si divertivano. L’uomo si sedette accanto a me, ignorando la mia osservazione. Mise un braccio dietro di me sullo schienale della panchina. Lo guardai sgranando gli occhi, irritata dal suo gesto inopportuno. Mi disse che amava questo clima piacevole per passeggiare e avere l’opportunità di chiacchierare con una bella donna come me. Decisamente, uscendo da sola, in Francia, non potevo godermi un po’ di tranquillità. Non gli risposi e mi alzai per andarmene. Si alzò immediatamente e mi propose di bere qualcosa in sua compagnia. Educatamente, provai a fargli capire che non ero interessata alla sua proposta. Insistette, e mi disse di nuovo che avrebbe voluto passare del tempo con me, anche un’altra volta, e mi domandò il numero di telefono. Replicai che non ne avevo uno e mi allontanai prontamente. Alle mie spalle, sentii solamente una parola: «Bugiarda!»

Poco più lontano, mi girai per vedere se mi seguiva. Lo intravidi già sul punto d’insidiare una nuova preda.

В«Che tipo squallido!В», pensai!

Per fortuna stavo camminando in un parco se no sono certa che avrebbe iniziato a seguirmi per strada. Prima della fine della giornata, probabilmente sarebbe riuscito ad abbindolare una giovane donna alla ricerca di un principe azzurro. Come se vivessimo in un grande mercato di prostitute! Ci prendono, ci scopano, si divertono con noi, poi ci gettano via. Maledetti predatori!

Mi stavo lentamente riprendendo dalle mie emozioni mentre percorrevo il sentiero verso casa. A monte, mi fermai in un supermercato del quartiere per scegliere il mio pasto serale e quello del giorno dopo. Comprai della frutta, mele e uva, oltre a un piatto pronto a base di pesce e un altro con verdure miste.

Due giorni dopo arrivò il gran giorno: entravo a far parte ufficialmente e per due anni della società che mi stava dando questa possibilità e si fidava di me. Mi era bastato tradurre un documento per un tizio, dal russo all’inglese. Il mio capo controllò la traduzione e si congratulò con me per il lavoro svolto. Prima di cominciare, mi portò in giro per tutti gli uffici per conoscere gli altri dipendenti. Dopo i giorni passarono tutti uguali. Tutte le mattine, trovavo sulla mia scrivania una cartella che conteneva dei fogli da tradurre in giornata, a volte accompagnati da un oggetto se si trattava di sintetizzare al meglio le istruzioni per l’uso.

La società ruota attorno a una decina di persone. Il capo è un uomo ancora giovane, poco più che trentenne che si è lanciato da solo in quest’avventura iniziando un percorso da imprenditore che mette su un primo business con pochi mezzi. Dopo aver completato i suoi studi come traduttore e interprete, ha avviato molte società high-tech o specializzate nel mercato di internet. I primi clienti iniziarono ad arrivare, attratti da prezzi molto competitivi. Ha cominciato indirizzandosi verso siti pornografici, poi a opuscoli di articoli per privati. Non rifiutava niente! Soddisfatti del lavoro precedentemente svolto, i professionisti della rete avevano bisogno di servizi aggiuntivi in altre lingue che lui stesso non conosceva. Invece di rifiutare i contratti, li accettò. Per inciso, aumentò le sue tariffe, segnalando che si sarebbe trattato di un compito più delicato e reclutò del personale. Oggi la sua impresa è internazionale. Ci occupiamo di traduzioni in qualsiasi settore e inoltre di molti servizi internet così come istruzioni per l’uso di qualsiasi prodotto, libri, sintesi, relazioni in quasi tutte le lingue possibili. Quando i dipendenti sono sovraccarichi o nessuno di loro è locutore di una lingua più esotica di altre, si avvale di personale temporaneo, assunto per un lavoro specifico. Un grande successo per questa piccola azienda che non ha ancora provato la crisi.

Mi vengono affidati tutti i compiti dal russo al francese o nel senso inverso. Eccezionalmente, devo redigere dei fogli in inglese. Qui tutti parlano questa lingua, invece io sono l’unica a padroneggiare il russo. Ѐ al tempo stesso la mia lingua madre e la mia carta vincente che ha permesso di accelerare la mia assunzione! Molti documenti si riducono a un semplice testo per cui basta un giorno di lavoro. Pochissimi richiedono una settimana di lavoro o più come opuscoli o documenti. In questo caso, i progetti si articolano attorno a punti particolarmente tecnici e sono destinati, in gran parte a grandi aziende. Questo genere di manoscritti esclude ogni dilettantismo. La traduzione deve essere ineccepibile.

Dopo essermi sforzata a spremermi le meningi per trovare le parole che più si avvicinano al senso originale, mi sento esausta. Si potrebbe supporre che un tale compito si concluda piuttosto rapidamente. Tuttavia, anche se non mobilita le capacità fisiche, questa attività richiede una riflessione intellettuale che logora. Il cervello è costantemente in azione e non ha un minuto di tregua. Le cellule si attivano, si impregnano del testo, al fine di usare i termini giusti. Un vero lavoro di scrittore, tranne che la storia o l’intrigo ci è già imposto.

Dopo una giornata come questa, uscendo dalla metropolitana a Montparnasse, resto a bighellonare per trenta minuti all’aperto, a volte anche per un’ora. Queste passeggiate servono a riposarmi la mente. Entro nei negozi, cerco vestiti, contemplo le borse, respiro i profumi… Tante cose mi fanno gola. Il mio stipendio tuttavia non me le permette. Sono molto anzi troppo limitata. Tanti sforzi per così poca gratificazione. Non si gode realmente la vita, si sopravvive. Comunque, non dovrei compiangermi troppo perché ho un lavoro mentre altri fanno fatica a trovarne uno. Soprattutto, ho un lavoro che faccio senza sofferenza e senza costrizione. Questa è la cosa fondamentale! Anche se, un giorno, non dovessi più apprezzarlo, ciò che conta per me è che oggi, in questo momento, sono soddisfatta. Tra qualche anno vedrò se i miei gusti cambieranno se i miei bisogni cambieranno… Nessuna occupazione alla quale ci si dedica al momento è un fattore decisivo di ciò che diventerà il nostro avvenire o il lavoro che si eserciterà in futuro. Un giorno, il denaro ci manca. Il giorno dopo, stiamo bene. Quest’evoluzione mi sembra normale. Ma il contrario può distruggere un uomo.

La sera, a casa, cercavo di risollevare lo spirito mettendo della musica. Il mio tablet era una scatola multimediale multitasking. Dopo questo acquisto, non vedevo più il motivo di trascinarmi dietro un computer portatile, pesante ed ingombrante. Questi apparecchi hanno firmato la fine di un’epoca, è evidente. La mia unica preoccupazione era quando volevo guardare i film: la dimensione dello schermo mostrava subito i suoi limiti se mi mettevo troppo lontana. Più in là, voglio comprarmi un monitor da collegare; in questo modo, potrò guardare più comodamente delle fiction dal mio letto, come se stessi guardando uno schermo televisivo. Intanto, mi sedevo davanti alla mia scrivania con il tablet poggiato su un supporto rimovibile e regolabile. Le mie notti si dividevano così tra musica, film, letture, e-mail e giornali internazionali. Accedevo a questo intrattenimento e a queste informazioni tramite questa favolosa invenzione tattile. Poi, arrivava presto l’ora della nanna, subito dopo aver fatto una doccia. Doccia ristoratrice che ossigenava ogni poro della mia pelle, eliminando le impurità che riempiono il corpo durante la giornata.

Nel mio letto, per quanto piccolo, mi mancava una cosa: la calda presenza di un uomo che mi stringesse teneramente tra le sue braccia. Non tanto per i piaceri carnali, anche se sono importanti, ma solo per sentirmi bene, al sicuro. Sapere di essere importanti per qualcuno e che questo si rallegra della nostra presenza; è un dono inestimabile! Qualcuno con cui parlare senza problemi, senza la paura di essere giudicati. Nessun amante di passaggio può colmare questo vuoto. Solo un legame invisibile, derivante da una sincera e seria costruzione dell’amore, può offrire questo lusso. Sì, l’amore sincero è un lusso.



Una mattina mentre camminavo lungo il corridoio della metropolitana che conduceva all’esterno, fui colta da un violento dolore all’occhio sinistro, simile alla sensazione di una freccetta che lo trafigge per lacerarne le membrane. La sofferenza che ho sentito mi ha travolto d’un colpo. Ho quasi perso l’equilibrio mentre la mia vista si oscurava con punti neri. La scossa mi ha fatto urlare. Non riuscivo più a tenere le palpebre aperte. Non avevo sbattutto contro nulla; un vaso sanguigno era appena esploso. Il dolore persisteva. Barcollavo avanti e indietro, come una canna scossa da una gigantesca raffica di vento. Tra un’oscillazione e l’altra, il mio occhio destro riusciva a distinguere molti passanti che si defilavano senza fermarsi, come se fossero stati tutti alla guida di un’auto da corsa. Sarei potuta morire sul posto, così tutti avrebbero potuto calpestarmi, invece di dover evitare la pazza colpita da un attacco di demenza. Ho scoperto, con stupore, il comportamento freddo e indifferente della inquietante orda parigina.



Ho cercato di trovare un appoggio lungo il muro per sostenermi. Ho armeggiato con la mia mano sinistra, come una cieca senza punti di riferimento. Senza rendermene conto, il mio portafoglio è caduto a terra. A un certo punto, ho sfiorato una sporgenza sulla quale mi sarei potuta appoggiare. Il dolore persisteva. Per colmo di sfortuna, l’occhio che mi faceva male era quello che funzionava correttamente mentre il destro risentiva di una forte miopia. Dovrei necessariamente indossare gli occhiali per correggere questo squilibrio, tranne che nel mio caso la mezza coppia non sarebbe abbastanza. Piuttosto che optare per questa costrizione, preferivo accontentarmi di una certa forma di compensazione oculare, generata dalla sottrazione della mia doppia visione asincrona. Aperti allo stesso tempo, i miei due occhi mi offrivano una vista più che soddisfacente. Senza il mio valido occhio sinistro, non osavo neanche immaginare lo stato del mio futuro campo visivo.

Il dolore svanì all’improvviso, con la stessa rapidità con cui era apparso. Riuscivo a vedere correttamente quello che stava succedendo intorno a me. Ricuperando l’equilibrio, mi sono girata verso le mie cose sparse per terra. Un giovane le stava raccogliendo e sistemando ordinatamente nella mia borsa. Lui mi guardò e me la porse chiedendomi come stessi. Che domanda stupida…

Lo ringraziai e gli raccontai velocemente come era apparso quel dolore passeggero.

«Avrei voluto afferrarla quando barcollava. Non ci sono riuscito. Si muoveva così tanto. Non sapevo cosa fare, vedendola agitarsi in quel modo.»

Una persona si era fermata. Non due, una soltanto! Tuttavia, ci sono persone a Parigi che si preoccupano davvero degli altri. Nel mio cuore, mi chiedevo: «avrebbe agito allo stesso modo se fossi stato un uomo…»

В«Ecco il mio biglietto da visita con il numero di telefono. Adesso, non ho tempo, ma se stasera o un altro giorno della settimana mi vuole parlare di lei davanti a un drink... In quel caso, non esiti a farmi una telefonata.В»

Ho preso il biglietto da visita, sorridendogli in modo sdolcinato. Avevo appena ricevuto la risposta alla mia domanda. Al giorno d’oggi, tutto è fatto per un qualsiasi interesse, in ogni circostanza, in ogni situazione. D’altro canto, perché no? Gli incontri si fanno in questo modo. Un gesto, un’azione, una parola fuori dall’ordinario, in un momento in cui s’interrompe il nostro isolamento. Inoltre, anche Franck l’ho incontrato nella metropolitana. Sebbene fossi stata io a parlare per prima con lui, fu lui a chiedere il mio numero. Eravamo smarriti, entrambi alla ricerca della nostra strada, e la vita ci ha regalato un incontro indimenticabile.

Poi, l’uomo si è eclissato come se avesse appena mancato il suo autobus e dovesse inseguirlo. Ho guardato il suo biglietto da visita: dirigeva un’agenzia di assicurazione. Non ho fortuna, odio questi tipi! L’ho strappato a metà e l’ho buttato nella spazzatura. Poi, ho salito i gradini che portano in superficie. Intorno a me, una folla come tante formiche in cui io sono affogata. Pensiamo di essere utili, eppure... con uno schiocco delle dita potrebbero sostituirci. Ma siamo davvero unici? Se sì, unici in cosa? Per cosa? Siamo unici per il nostro savoir-faire, le nostre conoscenze personali, il nostro talento. Se siamo in grado di creare, dare vita, modellare con la nostra sensibilità. Siamo unici, se scopriamo il nostro potenziale. Tuttavia, sono pochi i lavori che ci permettono di avere coscienza della nostra unicità. L’essere umano è assimilato troppo spesso ad un semplice pezzo di ricambio, nell’ingranaggio globalista della concatenazione in cui anche la scuola ci forma. Ogni uomo diventa una valvola finanziaria di cui il meccanismo capitalista ha solo bisogno di trarre vantaggio. Ogni individuo può liberamente scegliere quali truffatori sodomiti verranno a derubarlo!



Nei fine settimana, di solito uscivo a fare una passeggiata. Stavo approfittando un po’ di questo fine stagione. Il bel tempo sarebbe stato sempre più raro e la pioggia avrebbe preso il sopravvento. Volevo quindi prima che arrivasse il maltempo, scoprire i monumenti che non avevo ancora visto e rinfrescare la memoria di quelli che non erano più limpidi nei miei ricordi.



Una sorta di rituale che avevo istituito per le mie prime settimane a Parigi. Le giornate erano piacevoli, tra lavoro e gite. Poi, pian piano, arrivГІ il giorno del mio compleanno.




3.


Alle tre di mattina, il mio telefono si è messo a vibrare, come una sirena stridente che lacera il silenzio della notte. Ci sono balzata sopra per farlo smettere. Dovevo prendere la chiamata o no? Se rispondessi con la voce ancora assonnata, Frank si renderebbe conto che mi sono appena svegliata. E se ignorassi la chiamata, mi richiamerebbe? Tra Parigi e Irkutsk ci sono sette ore di fuso orario perciò Franck pensava che la mia giornata fosse iniziata e che per me fossero le dieci del mattino. Mi sono fiondata. Da settimane aspettavo questo momento. Con l’indice ho sfiorato il touch screen del telefono per prendere la chiamata.

«Pronto…»

Dall’altro lato, un rumore di cornetta riattaccata lasciò posto al silenzio. Nessuna eco rispose al suono della mia voce. Avevo riflettuto a lungo, esitato, prima di decidermi. Avevo perso la chiamata che aspettavo. Sbuffai, stufa, poi inspirai profondamente prima di riporre con calma il telefono sulla scrivania e tornare a distendermi sul lettino. Mi ero appena messa comoda, che un nuovo rumore si diffuse come il ronzio di un insetto. Saltai immediatamente dal letto e afferrai il telefono che avevo appena posato per leggervi il messaggio.

В«Buongiorno Sveta, tanti auguri per i tuoi venticinque anni. Spero che tutto vada bene nella tua vita. A fine giornata proverГІ a richiamarti. Buona giornata e buon compleanno!В»

Ho riletto il messaggio piГ№ volte. Contenuto schematico, niente di eccezionale. Ero cosi felice! Ho iniziato a digitare una risposta: В«Grazie, Franck. Sono a Parigi. Mi piacerebbe vederti.В»

Ho riflettuto alcuni secondi. Quale genere di messaggio ero sul punto di mandargli? L’ho cancellato e ho riposto il telefono. Non ero convinta che annunciargli per SMS che ero a Parigi fosse la scelta giusta. Era anche possibile che non mi contattasse più. Sarebbe stato più intelligente dirglielo a voce.

Cominciai a fantasticare. Immaginavo una serata romantica tête-à-tête, dopo una cena al ristorante. Come poteva turbarmi ancora, anche adesso che non lo vedevo da anni? Da dove veniva questa alchimia ammaliatrice che mi attirava ancora verso di lui? L’attrazione d’amore rimane per me un grande mistero. Era questo d’altronde vero amore? Questa attrazione, anche inconsciamente, potrebbe dipendere da una mancanza d’affetto. Ci sono talmente tanti uomini sulla terra, perché non andare dal primo sconosciuto? Forse a causa delle molteplici delusioni degli ultimi anni. Lui, lo conoscevo già. Sapevo come si comporta. Mi aveva amato sinceramente; mi aveva rispettato.

A furia di pensare tanto, non riuscivo piГ№ a prendere sonno. In cambio una notte in bianco mi tendeva le braccia. Fortunatamente, avevo potuto dormire alcune ore prima di essere svegliata da questa chiamata intempestiva. Anche se il mio sonno era stato disturbato, ero contenta, beata. Mi sono alzata dal letto di buon umore.

A lavoro, pensavo che nessuno conoscesse la data del mio compleanno. Con mia grande sorpresa, non appena sono arrivata nella stanza principale, i miei colleghi e il mio capo erano già lì. In mezzo al tavolo mi aspettava una grande torta al cioccolato.

В«Buon compleanno, Svetlana!В» Gridarono in coro tutti i presentiВ».

Mi sentivo cosi a disagio, imbarazzata da questa particolare attenzione.

Tutti si sono avvicinati per baciarmi. Ho ricevuto diversi mazzi di fiori e scatole di cioccolatini. Il mio capo mi ha regalato dei buoni acquisto per prodotti cosmetici.

Una collega mi ha chiesto cosa preferissi bere. Prima che avessi il tempo di rispondere, il mio capo iniziò a scherzare, avvertendomi che non c’era vodka. Risi, anche se questa osservazione, al giorno d’oggi, riflette solo un cliché sui paesi dell’Est. Dissi che mi stavo abituando benissimo a farne a meno, le mie traduzioni avrebbero rischiato di essere scritte in una lingua incomprensibile. Presi un semplice succo di arancia con una fetta di torta.

L’intero gruppo mi poneva delle domande. La loro curiosità li spinse a chiedermi se mi fossi ambientata bene a Parigi. Un gruppetto di tre uomini si interrogava sulla mia vita privata. Volevano chiaramente sapere se stessi con qualcuno. Non osavo raccontare loro ciò che mi preoccupava. Non erano i miei confidenti e non volevo mettere in piazza la mia vita privata. Dissi loro che non ritenevo l’amore una priorità in quel momento. Aggiunsi che preferivo innanzitutto affermarmi professionalmente. Cercai di essere il più convincente possibile, assumendo un tono molto risoluto. Mascheravo la verità, perché volevo risparmiarmi l’interrogatorio sulla mia vita sentimentale. Erano tutti gentili con me. Il minimo che si possa dire è che questo capo sa come far legare bene le persone nella sua società. Mi resi conto di quanto fossi fortunata ad essere stata assunta in un’impresa dal volto così umano. In quante altre società avrebbero festeggiato il mio compleanno in questo modo? Ringraziai tutti calorosamente. Questa sorpresa fece si che la mia giornata iniziasse nel modo più bello.

Non dimenticando che eravamo sul posto di lavoro, dopo un’ora trascorsa a chiacchierare e fare conoscenza, il capo ci chiese di tornare ai nostri posti, ci siamo quindi avviati ai nostri rispettivi computer. Sulla mia scrivania, un file per tradurre le istruzioni di un vibromassaggiatore elettronico mi stava aspettando. Non soltanto ignoravo che un oggetto del genere avesse bisogno di un manuale d’uso, ma per giunta era collocato accanto a me, sul mio piano di lavoro! L’ho afferrato per esaminarlo. Era pesante ed enorme! Mi chiedevo che tipo di donna usasse un tale arnese! Intorno a me, tutti scoppiarono a ridere, vedendo quell’oggetto scivolare tra le mie dita. Le lacrime m’imperlavano i bordi degli occhi; questa atmosfera festosa m’incantava. Oh sì, mi piaceva molto quel lavoro. Facevo progressi in seno ad una famiglia. Non mancava che una cosa nella mia vita per sentirmi totalmente realizzata…

A fine giornata, i tre colleghi che mi avevano sottoposta a un vero interrogatorio, mi proposero di andare a bere qualcosa con loro, in un bar. Secondo uno di loro, volevano festeggiare il mio compleanno più degnamente. Anche se la loro proposta sembrava sincera, preferii declinarla; pensavo che avrebbero cominciato a flirtare, dopo avermi fatto ubriacare. Non volevo ripetere l’errore di mescolare lavoro e sentimenti. In Russia, avevo fatto questo errore e non ne conservo ricordi felici. Aspettavo una chiamata in particolare. Prevedevo una serata diversa, così augurai loro una buona serata e viceversa. Poi, tornai a casa, come ogni sera. Avevo contratto questo virus parigino chiamato «metro, lavoro, sonno». Era diventata la mia vita quotidiana già da tre settimane. Tuttavia, il mio lavoro non mi rendeva infelice.

La mia giornata dura dalle sedici alle diciassette ore. Tutto dipende dai giorni e dai progressi nelle traduzioni. Evito così il momento di massiccio afflusso nei trasporti urbani e cioè quando i viaggiatori sono ammassati come nelle scatole di sardine, sebbene le sardine non siano pressate come noi. Le persone si spingono, per non parlare di quelli le cui natiche sono appiccicate ai sedili pieghevoli, mentre, in piedi, i loro vicini non possono muovere neppure il dito mignolo. Lo spazio assegnatogli consente, a malapena, di mantenersi in equilibrio. La metropolitana nelle ore di punta è un casino senza nome, tanto da farti pentire di uscire dalla tua tana.

Appena varcai la porta del vagone della metropolitana davanti a me il mio telefono cominciò a squillare. Riconobbi immediatamente la melodia poiché era quella che avevo scelto per Franck. Rivoltai l’interno della mia borsa, non volevo perdere la chiamata una seconda volta.

Presi la chiamata e avvicina i il telefono all’orecchio.

В«Pronto?В» Ho detto rapidamente.

Ho sentito gli sguardi delle persone soffermarsi su di me, fuori dalle loro fantasticherie; ho rotto il silenzio dei cittadini. Il campanello di chiusura della porta suonò e il treno si mise in marcia per la prossima fermata. All’altro capo del filo, Franck sembrava incuriosito. Mi ha chiesto subito dove mi trovassi. Il segnale sonoro che aveva appena sentito non gli era sconosciuto, lo conosceva anche troppo bene. Ho notato un posto libero in cui sono andata a sedermi. Ho appoggiato la testa contro il finestrino e gli ho detto che vivevo a Parigi da metà settembre. Improvvisamente, il silenzio.

В«Franck, sei ancora lГ ?В» gli chiesi innocentemente.

Franck uscì dal suo mutismo, per chiedermi come mai non l’avessi informato prima del mio arrivo. Gli ho spiegato che non avevo osato, che non volevo disturbarlo nella sua vita attuale. Non volevo dargli l’impressione che stavo cercando di intromettermi nella sua vita. Rispose che ero stata sciocca a pensare questa cosa e che gli avrebbe fatto piacere prendere un caffè con me o anche fare una passeggiata. Ha finito per augurarmi un felice compleanno. Dopo, approfittando della sua risposta, gli ho chiesto se mi avrebbe concesso un po’ del suo tempo per cenare insieme. Franck improvvisamente sembrò infastidito, contraddicendo allo stesso tempo ciò che mi aveva appena detto. Gli mancavano le parole; tutto sembrava mescolarsi nella sua testa. L’ho sentito esitare. Balbettava. Dopodiché, rimase in silenzio. Insistetti, precisai che sarebbe stato mio ospite. Volevo semplicemente rivederlo. Desiderava anche lui incontrarmi e stringermi di nuovo tra le sue braccia. Solamente, mi spiegò che la sua compagna Sylwia si sarebbe insospettita per questo suo impegno sopraggiunto all’ultimo momento. Non voleva mettere a repentaglio la sua relazione, solo per vedermi. L’ho pregato di nuovo, quasi implorandolo, ridicolizzandomi senza rendermene conto. Argomentai che questa serata avrebbe simboleggiato il mio regalo di compleanno. Franck sospirò, alla fine mi disse che ci avrebbe pensato e che mi avrebbe richiamato più tardi per informarmi se poteva liberarsi.

Per strada, mi sono chiesta perché mi fossi comportata in questo modo. Sapevo che non era libero sentimentalmente e stavo cercando di riconquistarlo. Avevo il diritto di agire così? Ero un mostro di egocentrismo? La mia condotta era normale? Stavo solo cercando la mia felicità, volevo solo essere felice. C’era un prezzo per questo? Qualcuno doveva soffrire in modo che qualcun altro egoisticamente potesse essere soddisfatto? Non conoscevo la sua amica e non volevo sapere nulla di lei. Pensavo a me stessa, al mio benessere.

Arrivata a casa, ho fatto una doccia. Mi sono quindi preparata in previsione di una risposta favorevole. Mi sono truccata, pettinata, vestita gettando lo sguardo su un abitino blu cielo. Mi contemplavo allo specchio, soddisfatta del risultato. Se non avesse ceduto non avrei capito. Mi trovavo più affascinante che a vent’anni. Il corpo di una donna non smette di svilupparsi fino a raggiungere un picco, il culmine della femminilità, intorno ai trent’anni.

Alle diciannove non avevo ancora ricevuto alcuna risposta. Cominciavo a preoccuparmi e a disperarmi. Ho acceso il mio tablet per controllare le e-mail. Le mie migliori amiche dalla Russia mi avevano scritto tutte. Mancavo loro. Erano dispiaciute dal fatto che adesso io viva così lontana, ma mi incoraggiavano per la mia nuova vita parigina. In altri messaggi, mi chiedevano se frequentavo qualcuno. Questi messaggi mi facevano piacere. Ero felice di ricevere loro notizie. Sentivo terribilmente la loro mancanza. So che un giorno questi gesti d’affetto svaniranno. Come l’amore, l’amicizia ha bisogno di un contatto fisico costante. I rapporti virtuali durano solo per poco tempo. Ciascuno va avanti, per conto suo, con i propri ritmi, prendendo strade diverse, costruendosi la propria esistenza. Nuove persone entrano a far parte delle nostre vite, mentre altre se ne allontanano inevitabilmente. Per molte delle mie amiche, mi sono resa conto che la mia vita sentimentale era una priorità, molto più della mia crescita professionale. Il successo in amore è il risultato più importante nel nostro percorso individuale? Perché non riusciamo affatto, o comunque con difficoltà, a vivere da soli? Perché si ha bisogno di qualcun altro per sentirsi in armonia con sé stessi?

Il mio telefono suonò poco dopo. Si era deciso infine a richiamarmi. Si era preso il suo tempo. Franck si esprimeva con difficoltà, la sua voce tremava. Ho subito indovinato la risposta che aveva in serbo per me. Non voleva venire con me al ristorante e mi spiegò che il suo rapporto con Sylwia si era complicato negli ultimi mesi. Avevano appena litigato per causa mia. Lei si rifiutava di farmelo vedere. Era stato stupido da parte sua averle detto con chi sarebbe uscito? Quale donna accetterebbe che il suo compagno trascorra una serata con la sua ex? L’amava al punto da non poterle nascondere la verità? Per evitare di ferire le persone, a volte è utile omettere dettagli, informazioni dannose, che inoltre non arrecano altro che dolore. Sentivo già la frustrazione crescere in me. Il mondo si stava sgretolando sotto i miei piedi, il terreno si stava aprendo. Stavo sprofondando in un pozzo senza fondo senza via di uscita. Le mie speranze stavano schiantando violentemente contro un muro. La mia vita stava per spezzarsi.

Sopraffatta dall’emozione, mi sorpresi a singhiozzare al telefono. Non potevo trattenermi. Dovevo apparire ai suoi occhi una donna disperata. Franck era dispiaciuto per la piega presa dagli eventi. Non riuscivo a dire una parola. «Buona fortuna a Parigi, Svetlana. Preferisco se ci vediamo un’altra volta» disse per concludere la conversazione, poi riattaccò dato che io non dicevo nulla.

«Buona fortuna a Parigi, Svetlana. Preferisco se ci vediamo un’altra volta» disse per concludere la conversazione, poi riattaccò dato che io non dicevo nulla.»

Rimasi qualche secondo senza muovermi, il telefono in mano, come paralizzata. Notai che qualcosa mi stava osservando, mi sono girata e ho lanciato il telefono contro il mio riflesso che improvvisamente odiavo. Lo specchio esplose in mille pezzi. Avevo appena firmato per sette anni di disgrazia. Che sciocca! Sono crollata sul letto e ho pianto. Martellavo il materasso con pesanti pugni, urlando В«PerchГ©?В»

Le lacrime avevano sciolto il mascara che gocciolava e ridisegnava le mie lenzuola. Ero orribile. Ero orrenda. Ero una vera egoista. Franck era un egoista, sciocco e vile. Sylwia non era che un ignobile troia marcia di egoismo. Siamo tutti egoisti.

Siamo un mondo di egoisti, un’umanità egoista. Siamo la specie peggiore del pianeta, ma anche la più favolosa. In noi la parte buona convive con la cattiva. Malgrado tutto, restiamo solo dei puri egoisti. L’allocentrismo è soltanto una dolce utopia.

Bussavano alla mia porta. Una voce maschile mi chiese se stavo bene e mi pregava di aprire se l’avessi sentito. Provai ad asciugarmi le lacrime. Fra l’altro, tutto il trucco mi si era sbavato sul viso, mentre vi scorrevano le lacrime. Dovevo avere un aspetto orribile. Aprendo, ho visto, di fronte a me, una giovane donna che si presentò come la mia vicina. Non l’avevo mai incrociata. Accanto a lei c’era il portiere, un uomo sulla quarantina. Questa giovane donna l’aveva avvertito che sentiva colpi e oggetti che si rompevano da una delle stanze adiacenti alla sua e si era fatta prendere dal panico. Mi vergognavo. Parigi in definitiva non è poi così individualista come la sua fama pretende che sia. È nei momenti peggiori che le persone si avvicinano. Ho detto loro che andava tutto bene ma il portiere si accorse dei danni. Mi sono resa conto del mio stato confusionale. Mi sono guardata intorno e ho visto il mio telefono da cinquecento euro ridotto in frantumi, decisamente inutilizzabile. Inoltre, non so come poteva essere successo, ma una delle mie scarpe aveva un tacco scollato. Dei pezzi di vetro erano disseminati sul pavimento dappertutto. Tante spese in prospettiva per ricomprare ciò che avevo appena rotto e distrutto in alcuni secondi. Le delusioni sentimentali si manifestano come ciò che di più tempestoso esiste nella vita. Rovinano la vostra gioia interiore. Come ero arrivata a questa conclusione? Le mie speranze e le mie aspettative dovevano essere al di fuori della norma. La brutale frustrazione era esplosa all’improvviso nella stanza.

La giovane donna mi offri il suo aiuto per pulire i cocci. In quanto al portinaio, visibilmente più curioso o più imbecille, mi interrogò per sapere cosa avesse provocato questo bazar. Allora gli spiegai che oggi era il mio compleanno e che un uomo che mi piaceva si era rifiutato di passare la serata in mia compagnia, dopo di che avevo momentaneamente perso il controllo di me stessa. Il portiere mi fissò dalla testa ai piedi, con un sorriso osceno, come noto spesso nei pervertiti interessati. Quindi decretò che questo ragazzo a cui stavo pensando era solo un deficiente. Non risposi, mi sentivo troppo male per tutto ciò. Ero io la stupida ed io soltanto che avevo creduto di poter riconquistare un uomo che non mi amava più perché mi aveva amato in passato. Avevo agito in modo stupido. Il portiere mi domandò se avessi bisogno di qualcosa e io risposi: «Sì, di una scopa».

Si assentò e riapparve cinque minuti dopo con tutto il necessario per pulire. Lo ringraziai e lui ritornò in portineria, la sua missione di soccorso era completata per cui non fu necessario sollecitarlo troppo. La scopa aspettava solo me. La giovane donna volle rimanere per aiutarmi. Abbiamo discusso e fatto conoscenza. Aveva vent’anni e veniva dalla Moldavia. Era il suo primo viaggio in Francia. Da qualche settimana, aveva incontrato un francese. La sua gioia di vivere e la sua radiosa felicità allontanarono la mia tristezza. Mi ricordava la mia innocenza quando ero venuta in Francia per il mio primo soggiorno. Mi sono affezionata a questa giovane donna che in seguito è diventata un’ottima amica.



I giorni scorrevano, le settimane si accumulavano, i mesi si succedevano. Franck non mi dava nessuna notizia. Provai a telefonargli parecchie volte, invano. La suoneria non si interrompeva mai. Gli mandai parecchie email nelle quali mi scusavo per il mio comportamento sgradevole. Mi auguravo che si ristabilisse un contatto e che smettesse di sfuggirmi.

Al lavoro, il mio capo aveva notato che non ero più felice, come se la gioia di vivere fosse volata via. Gli ho mentito, ho obiettato, gli ho detto che nella mia vita andava tutto bene. Preoccupato, mi interrogava ogni mattina e continuava a far controllare le mie traduzioni da qualcun altro. Essendo queste ultime impeccabili, non poteva muovere nessuna critica. Quando passava vicino a me, mi fissava a lungo, perplesso. Non sopportando più questi interrogatori giornalieri, gli confidai la causa della mia sofferenza. La sua reazione mi soprese. Scoppiò a ridere e poi mi invitò a prendere un caffè. Mi compativa, mi sosteneva moralmente. Era sollevato perché finalmente sapeva la verità. Ho appreso che aveva sondato tutti i miei colleghi per cercare di scoprire la causa della mia tristezza. Si era preoccupato che qualcosa di terribile fosse accaduto nella mia vita. Mi ha rifilato due o tre consigli tratti dalla sua esperienza. Voleva vedermi di nuovo piena di gioia. La mia gioia di vivere mancava e mancava all’intera squadra, disse. Ero felice di constatare che ero apprezzata in seno a questa società. Gli ho promesso che avrei cercato di stare meglio quanto prima. Ora, non era più preoccupato. Sapeva che il tempo guarisce tutte le pene d’amore, anche le più dolorose: quelle che vi fanno sanguinare a vivo e per tutta la vita. Talvolta basta un nuovo incontro perché tutto si aggiusti.

C’era sempre questo gruppetto di tre uomini che si interessava alla mia persona, più di chiunque altro. Tanto che sono arrivata a chiedermi se non avessero fatto una scommessa su chi di loro sarebbe riuscito a portarmi a letto. Quando hanno saputo cosa mi struggeva l’anima, mi hanno invitato di nuovo a prendere un drink o per una serata fuori a ballare, per farmi distrarre, mi dissero. Ho promesso loro di pensarci, mentre la mia esperienza passata bloccava qualsiasi tentazione di questo tipo. Amore al lavoro, mai più. In quanto alle donne, curiose, alcune di loro mi interrogarono su quest’uomo misterioso che mi faceva soffrire tanto. Mi confidavo poco alla volta, durante le uscite tra ragazze che mi risollevavano il morale. Il fatto di parlare delle mie esperienze, delle mie aspettative, delle mie delusioni e trovare comprensione mi dava la più grande soddisfazione. Tutti abbiamo bisogno di un orecchio capace di ascoltarci e comprenderci durante i momenti di crisi. Ѐ nei momenti difficili che capiamo quali sono i nostri veri amici.




4.


L’inverno arrivò di colpo su Parigi. In appena due ore la città si era ricoperta di una coltre bianca spessa diversi centimetri. Guardai dalla finestra i grossi fiocchi che si spandevano per la strada. Un quadro raffinato si stava magnificamente componendo. Un delicato candore copriva il più piccolo frammento di ogni cosa, come per ripulirli dalla sporcizia accumulata durante l’anno. Arriva poi il momento della rinascita degli oggetti che la neve ha imbiancato. Freschi e ordinati, puliti e rimessi a nuovo, sembrano ricoprirsi di una pelle nuova, pronti ad affrontare il nuovo anno. La neve ha questo magico potere di purificazione.

Per la prima volta, stavo per passare il Natale da sola. In Russia, questa festa è vissuta in modo diverso rispetto alla Francia. A causa del comunismo di un tempo, la festività era quasi scomparsa. Ai nostri giorni, forte della rinascita della religione ortodossa, le persone lo celebrano sempre di più. Il Natale, da noi, ricorre il 7 gennaio e lo festeggiamo generalmente tra amici. Non è considerata una festa molto importante. Ѐ a capodanno che ritroviamo i nostri cari - genitori, fratelli e sorelle – mentre in Francia, lo trascorriamo soprattutto con gli amici. Le due date, in qualche modo, sono invertite. In Russia, di solito non facciamo doni. Il regalo è per lo più simbolico e viene offerto durante il passaggio al nuovo anno. Non c’è quest’abitudine capitalistica. Perché aspettare necessariamente quel giorno per compiacere? Un gesto del cuore può essere compiuto in qualsiasi momento dell’anno, provando una sincera soddisfazione nel consegnare un pacchetto e contemplare la meraviglia della persona che lo riceve. Quando una data si impone come una chiamata al dono, questo atto non diventa insignificante? In qualche modo, si ritrova privo di ogni senso.

In Occidente, il Natale non è altro che un’operazione di marketing, processo consumistico, per far funzionare il sistema. Gli occidentali pensano solo al dono che riceveranno. Un tale desiderio può sembrare naturale per un bambino. Un adulto dovrebbe interrogarsi sulla natura del gesto. Abbiamo davvero bisogno di questa formalità? A volte in una follia di offerte, a colui che offrirà i regali più appariscenti, i più costosi, i più formidabili. Non è preferibile trovare in questo giorno un’occasione per riunirsi in famiglia? Dovremmo tutti prendere qualche giorno di vacanza in questo periodo e passarli vicino a coloro che ci sono cari. Nelle famiglie con rapporti allentati, perché non cogliere l’occasione per riavvicinarsi? Non diciamo che col passare del tempo le persone cambiano e si pentono del loro comportamento? L’orgoglio impedisce di afferrare le mani tese che potrebbero aiutarti a risolvere i problemi. Il Natale dovrebbe essere visto come una festa d’amore, riunificazione, condivisione e felicità… tra tutti!

Ho acceso il mio tablet e ho guardato le foto che vi erano caricate. Mi ricordavano quanto fossi vicina alle mie amiche al tempo delle nostre uscite ad Irkoutsk. Mi sono soffermata su un’immagine che mi faceva sorridere. Posavo insieme alle mie due migliori amiche che consideravo come due sorelle. Mi mancavano enormemente, soprattutto in questo periodo di fine anno e di solitudine. Quest’anno, avrebbero festeggiato il Natale solo in due. La terza, lontana settemila chilometri, lo avrebbe festeggiato da sola, abbandonata a sé stessa. In questa foto, sembriamo tre principesse. Quella a sinistra, sono io. Sono la più piccola di statura con il mio metro e settanta. Al centro si trova Irina che è alta circa un metro e settantatré ed è la più magra di tutte. A destra, c’è la mia migliore amica Lesya, vicino al metro e settantotto. Siamo allineate, ciascuna indossa un abito corto, provocante e i tacchi a spillo. Ci mettiamo in posa di profilo, il viso rivolto verso l’obiettivo, la mano sinistra sull’anca. Al braccio destro sono appese le nostre borsette. Siamo donne single, terribilmente sexy! Cerchiamo marito: quale preferite?

Questa foto ovviamente era una messa in scena per divertirci. Una di noi era già sposata. Questa immagine mi rievoca dei ricordi molto belli. Avevo ventun anni, avevo appena rotto con Dmitry e Franck aveva appena incontrato Sylwia… Le mie amiche volevano tirarmi su di morale. Qualunque sia la distanza e a qualunque l’età, non le potrò mai dimenticare. Per loro sarò sempre presente, ogni volta che avranno un problema io accorrerò immediatamente a confortarle! Vi adoro, mie fedeli amiche. Buon Natale a voi!

Nel primo pomeriggio, sono uscita a scoprire il manto bianco su Parigi. Mi infilai la mia calda giacca e presi l’ombrello per proteggermi dalla moltitudine di fiocchi. Il micro cosmo parigino si stava trasformando: la gente brontolava, sorpresa dall’improvvisa apparizione della neve. Si sentiva anche l’eco di grida euforiche, l’entusiasmo dei bambini meravigliati da ciò che la stagione offriva loro una sola volta all’anno, godevano della rarità di una Parigi innevata. La vita quotidiana era talmente disturbata che potevo facilmente comprendere che si maledicesse questo tempo. Proprio all’angolo della strada dove abitavo, un autobus di città aveva tamponato il davanti di un’auto. Non c’è dubbio che l’autista aveva perso il controllo scivolando dopo una frenata troppo tardiva. Attorno all’incidente, una folla si agitava. Guardando la carrozzeria dell’auto completamente schiacciata, un brivido di freddo glaciale scosse il mio corpo. Avevo visto che nessuno era ferito, eppure quest’immagine cosi reale si accompagnava ad una sensazione di disagio, sensazione che non provavo vedendo un incidente in un film in cui avevo la consapevolezza che era tutto finto. Un ingorgo si era già formato. Dietro l’autobus, le automobili erano bloccate. Un tentativo collettivo di retromarcia era stato messo in atto, mentre il conducente e l’automobilista redigevano il verbale dell’incidente. Chi suonava il clacson, chi pattinava e in aria volavano anche alcuni insulti. Per i bambini la neve è il paradiso. Per gli adulti la vita quotidiana si trasforma in un inferno. Fortunatamente, in me sonnecchia ancora un’anima di bambina, anche se devo accettare la mia condizione di donna indipendente. Ѐ impossibile rimanere totalmente una ragazzina. La vita ti colpisce e ti richiama all’ordine. Dobbiamo lavorare per vivere senza, il più delle volte, poterci concedere, la possibilità di trovare un lavoro o un’attività in linea con il nostro sviluppo individuale. Anche se alcuni riescono a conciliare le due cose, per la società capitalista questa non è una priorità. I soldi devono circolare, entrare da una parte, uscire dall’altra… lasciando, al passaggio, una scia di prestiti per l’eccessivo consumo. Nessuno si accontenta di risparmiare per acquistare in seguito ciò che gli fa piacere. Questo modo di procedere è tuttavia portatore di una reale gratificazione; un godimento integro. Invece, quando ci si ritrova coperti di debiti, a forza di offrirci “gingilli” o “aggeggi”, la vita può generare delle difficoltà insormontabili se un cambiamento brusco interviene dall’oggi al domani. Le porte della sfortuna si aprono per voi, provocando un grave dissesto economico… Non mi contraddiranno i clochard di Parigi, in costante aumento, che hanno perso tutto e di cui i poteri pubblici si disinteressano.

Più avanti, nel viale principale, il traffico non sembrava più incasinato. Del sale era stato sparso sulle strade e sui marciapiedi. Solo le vie più piccole subivano ancora l’umore variabile della stagione.

Mentre andavo verso la metro Montparnasse, incrociai dei giovani che invitavano i passanti a unirsi ai loro giochi. Avevano un impianto audio che diffondeva la musica con toni bassi. Si divertivano a scivolare sulla neve, e a effettuare acrobazie. Scattai alcune foto per conservare una traccia di questo momento, tuttavia, rifiutai la proposta di unirmi a loro.

Sono andata fino a Montmartre. Adoro questo quartiere romantico per le lunghe passeggiate degli innamorati. Questo luogo è per me pieno di ricordi. Era qui che Franck aveva organizzato il nostro primo appuntamento. Ѐ stato qui che mi ha sedotta e conquistata. Un po’ più lontano c’era il parco delle collinette Chaumont, che era stato il teatro dei nostri deliziosi momenti di passione.

In mancanza di un uomo galante, decisi di fare una passeggiata da sola sulla strada innevata.

Malgrado le cadute che sopraggiungevano frequentemente, si rialzavano coraggiosamente per tentare una nuova discesa. Ho immortalato questi momenti felici e cominciavo a prendere gusto per la magia della fotografia. Mentre contemplavo le immagini che avevo scattato, ho capito ciò che Franck aveva tanto amato in quest’arte: questo sguardo osservatore, voyeur, ladro di intimità. Scatta al momento giusto e non un secondo dopo perché faresti solo una brutta foto.

Più l’arte è personale, più cela ricchezze. Si allontana così dall’oggetto da fagocitare, oggetto che vivrà solo per un tempo limitato prima di essere condannato all’oblio.

Ho immortalato il Sacro-Cuore ricoperto dal suo manto immacolato, poi ho preso la direzione del parco. Partendo da qui, mi restava circa un’ora di cammino per arrivarci. Bisogna essere un po’ pazzi per decidere di percorrere questa distanza con un tempo simile. Almeno, avrei avuto molte cose da contemplare e tutta una serie di comportamenti umani da osservare, pensai.

C’erano dei venditori di castagne che si riscaldavano le mani, al caldo del fuoco che si liberava da una stufa rialzata su un carrello del supermercato certamente rubato.

I mercanti, come fuggitivi, dovevano nascondersi alla minima apparizione di un poliziotto. Per colpa di un lavoro in nero da cui lo Stato – questa vacca grassa che bisogna nutrire – non trae alcun profitto.

Appena misi piede nel parco, l’impressione di trovarmi nel mezzo di un paesaggio da cartolina mi invase. Ebbi come la sensazione di non trovarmi più a Parigi. Un velo chiaro ricopriva leggermente gli alberi senza oscurare completamente la corteccia naturalmente scura. Nelle foto che scattavo, il bianco dominava, invadeva, contrastava e tappezzava ogni centimetro quadrato di prato o di ghiaia. Questa mescolanza di bianco e nero dava una forza ed un equilibrio all’insieme, quasi a ricordare l’ineluttabile dualità che guida le nostre vite e il mondo. La foto porta in sé una risposta: per compensare anche il minimo male, il bene deve prevalere. La moltitudine di fiocchi offriva un tocco di grigio che nascondeva gli edifici sullo sfondo e sembrava suggerire che nulla era tutto chiaro o scuro, le due tinte dovevano completarsi l’un l’altro per esistere. Al tempo stesso ombre tristi, universi morti, colori opachi, ma la visione assomigliava a un vero capolavoro di composizione.

I bambini si divertivano sotto lo sguardo benevolo dei loro genitori. I piГ№ grandi modellavano pupazzi di neve, mentre i piГ№ piccoli guardavano la polvere bianca sulle loro mani schiacciarsi e dissolversi a contatto con la pelle. Stavo ancora scattando istantanee di tutti quei momenti quotidiani.

Alcuni percorsi erano proibiti. Altri erano stati delimitati. Alcune affissioni segnalavano un pericolo potenziale superando la demarcazione. Non potendo avventurarmi nei meandri del parco, decisi di tornare a casa. Questa uscita mi ha permesso di sensibilizzarmi alla fotografia. Forse ci saranno delle belle sorprese? In caso contrario, almeno, mi sono divertita, senza soffermarmi troppo sul passato.

Una volta al caldo, ho trasferito le immagini sul mio tablet. Le ho guardate una ad una con attenzione e cancellato quelle che mi sembravano venute male, poco chiare o sfocate. Constatai che avevo molto da imparare. Ovviamente, non ero una professionista.



Per Natale, ho inviato una email a Franck. Gli auguravo di passare delle piacevoli feste in famiglia. In questo periodo, andava generalmente dai suoi genitori, accompagnato da suo figlio. Ancora una volta non ricevetti alcuna risposta. Non ha nemmeno sentito il bisogno di ringraziarmi, mentre negli anni precedenti avevamo scambiato qualche parola. Da quando Franck mi sapeva in Francia, agiva come se stesse cercando di rendersi impenetrabile a qualsiasi mio tentativo di intromissione nella sua vita privata. Sylwia certamente aveva avuto un ruolo in questa presa di distanza. Dal momento che non voleva scrivermi, spettava a me comportarmi cosi finchГ© non si sarebbe degnato di darmi sue notizie. Ben triste speranza ГЁ quella di cercare di riconquistare un ex che abbiamo volontariamente abbandonato lasciandolo affranto.



Ho ricevuto notizie da Franck nel mese di gennaio. Mi augurava un felice anno nuovo e mi ha detto che la sua storia con Sylvia si era conclusa pochi giorni prima di Natale. La mia insistente presa di contatto aveva accelerato la loro rottura e riacceso in lui il desiderio di rivedermi. Tuttavia, s’interrogava, si faceva molte domande, temendo persino l’incontro. La magia di un tempo risplenderà ancora? L’ansia era per me altrettanto grande, ma il desiderio ha preso il sopravvento. Alla fine del messaggio, mi domandava dove e quando…? Cosa potevo rispondergli dopo che mi aveva messo davanti un muro di indifferenza? Avevo pensato di programmare la mia vita in modo diverso. Ed ecco che si ripresentava…

Prima di fissare un appuntamento, ho preferito discuterne con i miei colleghi. Avevano opinioni piuttosto divergenti, mi raccomandavano di ignorarlo o di lasciarlo languire nello stesso modo in cui si era comportato con me. Un altro mi consigliò di provarci, sostenendo che questo appuntamento era forse la mia occasione. Erano confusi come me e alla fine non mi furono d’aiuto. Dal mio arrivo in Francia, non c’era stato nessun uomo nella mia vita. Avevo solo pensato a lui. Ho quindi accettato di vederci. Nel messaggio seguente, mi offriva una cena al ristorante. Ha confessato che voleva «chiarire la situazione tra di noi». Non ho affatto colto il significato di questa frase. Cosa dovremmo chiarire? Ci piacciamo ancora? L’incantesimo funzionerà ancora? Sentivo che il nostro incontro non aveva necessariamente una prospettiva felice.



Avevamo fissato un appuntamento per il prossimo venerdì: Ore diciannove alla stazione della metro George V, proprio nel mezzo del viale degli Champs-Elysees... Visto il sorprendente lusso di questo quartiere, mi chiedevo in che genere di posto aveva deciso di portarmi.



Sono arrivata con dieci minuti di ritardo. Vidi Franck che aspettava paziente, in piedi proprio davanti all’uscita. Stava osservando svogliatamente i passanti. Al mio apparire, un sorriso gli illuminò il viso. Alzò un braccio, per farsi notare. Pensava che non l’avessi riconosciuto? Il mio sguardo si era istintivamente aggrappato a lui, nel mezzo della marea umana. Non era cambiato molto. I suoi capelli erano ancora tagliati corti. Cominciavano a diventare grigi sulle tempie, cosa che gli donava un certo fascino. La sua faccia mi trasmetteva una sensazione di fiducia. Mi sembrava più sereno, più posato. Era vestito in modo semplice ed elegante. Indossava derbys marrone, jeans scoloriti e una giacca grigia antracite in cui le mani avevano trovato rifugio nelle tasche laterali. Io, ero vestita in modo un po’ più sofisticato per la stagione. Indossavo un cappotto nero che arrivava a metà coscia, sotto indossavo un vestito invernale a maniche lunghe estremamente aderente. Le mie gambe erano coperte da un collant polare brunito e i miei piedi con scarpe col tacco alto.

Mi sono avvicinata con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Mi guardò dalla testa ai piedi. Dopo il saluto di cortesia, disse la sua prima frase: «Sei sempre così elegante.» Poi ci siamo scambiati un bacio su ciascuna guancia. Mi trovava cambiata, con un aspetto ancora più femminile. Lo ringraziai; sapevo che aveva ragione, pensavo la stessa cosa. Gli afferrai il braccio destro e lo abbracciai forte e teneramente. Osservavo Franck. Fisicamente, anche lui mi piaceva di più. Non portava più il pizzetto. Questo aspetto più essenziale gli conferiva un ulteriore fascino, innegabile.

Le sue braccia finalmente mi abbracciarono. La serata si annunciava meravigliosa.

Gli chiesi se il ristorante si trovasse nelle vicinanze.

«Non lontano, ma siamo un po’ in anticipo», rispose.

Aveva programmato d’incontrarci con grande anticipo tenendo conto di un mio eventuale ritardo. L’avevo abituato ad aspettare ben più di dieci minuti. La prenotazione era fissata per le venti. Avevamo circa tre quarti d’ora prima di andare a cena. Potevo così godere della sua compagnia. Ero rannicchiata contro il suo braccio e mi aggrappai ad esso con fervore, come se avessi paura di perderlo. Nonostante il freddo invernale, mi sentivo bene, privilegiata. L’impressione che stavo per vivere di nuovo mi travolse.

Da anni non avevo più provato questo sentimento di allegra euforia. Il piacere di stare vicino a quest’uomo e non a un altro. È questo che fa la differenza. Negli ultimi anni ho avuto molti compagni. Eppure quel bagliore nei miei occhi mancava, quella scintilla magica che vi rende felici e che vi regala uno sguardo nuovo per riscoprire il mondo.

Saltavamo sopra le pozzanghere ghiacciate, aggirando i resti di mucchi di neve sciolta. Ridevamo a crepapelle. Non c’era più ombra di dubbio, incarnava una sorta di ideale di cui avevo bisogno nella vita. L’avevo ritrovato da soli cinque minuti e mi sembrava di essere resuscitata. Al suo fianco, mi trasformavo in una bambina che sorrideva scioccamente e si divertiva con tutto e niente contemporaneamente. Questo mondo adulto che cominciavo a non apprezzare troppo, potevo permettermi di abbandonarlo temporaneamente. Sarei cresciuta come una bambina o un’adulta frustrata? Quella sera era diventata un momento propizio per decisioni importanti, quelle che possono ridisegnare i confini del futuro. Lui, cosa voleva chiarire?

Dopo una trentina di minuti, siamo tornati sul viale degli Champs-Elysées e abbiamo preso un vicolo a senso unico che ci ha portato in un ristorante asiatico circondato da due edifici moderni. L’ingresso era pulito e ci invitava ad attraversare la soglia passando sotto un piccolo paifang, una specie di arco tradizionale cinese, sostenuto a destra e a sinistra da due teste di drago. Un’illuminazione fatta di luci gialle e blu calamitava gli occhi. L’invito era chiaramente esposto: dietro questa porta, un cambio di scenario attendeva i visitatori. E che sorpresa! Vi era un enorme acquario piatto e smaltato, illuminato da ogni lato.

Un tavolo era riservato per noi. Un cameriere ci ha accompagnato lì. Il ristorante sembrava particolarmente popolare. Non riuscivo a distinguere nessun posto libero.

Avanzai timidamente sulle prime piastrelle di vetro, la faccia gioiosa. Mi sentivo come se stessi camminando sull’acqua. I pesci brillavano; riflettevano le differenti sorgenti di luci azzurrognole.

Dopo essersi tolto il cappotto, vidi che Franck indossava un maglione di cachemire. Adoro la morbidezza di questa lana e lui sembrava essersene ricordato. Un giorno si era messo un maglione simile. Ricordo molto bene quel giorno, dato che mi aveva regalato un enorme mazzo di rose bianche e rosse. Il tempo era bello quel giorno, anche se piuttosto instabile. Un vento leggero soffiava, e Franck non voleva rischiare di prendere freddo. Anche quella sera, eravamo andati a mangiare in un ristorante, un giapponese. Quando mi ero rannicchiata fra le sue braccia, avevo potuto apprezzare la finezza del maglione. Era così soffice e caldo che non riuscivo a smettere di accarezzarlo! Sagomava perfettamente il suo torace.

Questo maglione era simile a quello che indossava quel giorno e io glielo dissi. Un ampio sorriso gli si disegnГІ sul viso che irradiava bontГ . Sono sicura che in quel momento dei ricordi gli erano tornati in mente.

В«Questo ГЁ ancora piГ№ caldo e sempre molto sofficeВ», disse, come un invito a passare le mie mani sul suo petto.

Non avevamo ancora consultato il menu che una cameriera venne a prendere la nostra ordinazione. Vedendoci ancora indecisi, si eclissГІ rapidamente verso un altro tavolo. Cinque minuti dopo, era giГ  di ritorno. Questa giovane donna non sembrava felice. La tristezza era dipinta sul suo viso, non ci rivolse neppure un sorriso limitandosi ad annotare il nostro pasto sul suo taccuino, come un robot adibito a questo compito.

La nostra prima portata arrivò rapidamente, accompagnata da una bottiglia di rosé. Mi piaceva il rumore dell’acqua che scorreva da alcune fontane vicine. Mascherava in modo discreto le conversazioni dei clienti. I tavoli non erano distanti e potevamo facilmente seguire i discorsi dei nostri vicini. Guardavo dei grossi pesci rossi passare sotto i miei piedi, e delle carpe. Un po’ più lontano, in una piscina, c’erano delle tartarughe. In mezzo a questa fauna acquatica, c’era un pesce che mi interessava particolarmente; era davanti a me! Che tipo di pesce può essere, Franck? Uno squalo? No, certamente no. Un delfino? Un piccolo pesce rosso? Un piranha? Nooo! Impossibile identificare una specie che corrispondesse ad esso, deve essere unico, una specie a parte, rara e preziosa. Franck mi stava osservando, delicatamente, sorridendo teneramente. Il mio sguardo completamente immerso nel suo. Mi fissò, con la testa tra le mani, i gomiti sul tavolo, come se fosse affascinato. Sbattei le palpebre più volte e gli chiesi di spiegare cosa gli stesse succedendo.

В«Non sei cambiata... Sei come una bambina.В»

Gli chiesi di spiegarmi il motivo per cui pensasse ciГІ.

Mi rispose che mi trovava irrequieta: scrutavo da tutte le parti, contemplavo ogni pesce, mi comportavo come una bambina, a quanto pare.

«Sei meravigliosa. Rimani sempre così!» aggiunse.

Franck mi riempì un secondo bicchiere di vino e, come se nulla fosse, mi chiese qualcosa di molto indiscreto: «Con quanti uomini sei stata a letto dalla nostra separazione?»

Una domanda che vi fulmina all’istante, inaspettata, malriposta, scioccante, persino irritante. Cosa rispondergli? Anche lui deve essere andato a letto con parecchie donne. Preferii abilmente rivolgergli la stessa domanda per evitare di trovarmi in una situazione imbarazzante.

Franck mi raccontГІ brevemente di aver frequentato due donne prima di incontrare Sylwia. Non potevo fargli una lista delle mie precedenti relazioni. Avrebbe percepito una brutta immagine di me. Inoltre, queste relazioni, o meglio queste esperienze, non avevano alcuna importanza, tranne che per una o due.

В«Ascolta Frank, preferisco non risponderti. Non te la prendere a male, ma ho fatto tanti brutti incontri. Uomini che mi hanno fatto credere di amarmi. Il loro numero non ha molta importanza. CiГІ che importa ГЁ ora, siamo noi, il presente, il ritrovarsi, non ГЁ vero?В»

Franck scosse la testa, come una molla che si dondola con lo sguardo perso nel vuoto, verso il centro del tavolo.

В«Pensi male di me adesso, giusto?В» Franck mi guardГІ con aria perplessa: В«Male? PerchГ© dovrei pensare male di te? Sono solo deluso da questa risposta che nasconde qualcosa di poco affascinante. Avrei preferito non sentirlo.

– Allora, perché me lo chiedi? Ci siamo incontrati, ci siamo allontanati, io ho fatto la mia vita e tu hai fatto la tua. Ecco! Le nostre storie sono finite.

Oggi siamo qui, stiamo cenando insieme al ristorante. Se mi avessi appena incontrata, non mi avresti mai fatto quella domanda e non ti sarebbe importato della risposta. Penseresti solo a noi e a un possibile futuro insieme. O forse vuoi solo portarmi a letto, come tanti altri! Quindi, non giudicarmi male, ti prego.

– Sai Sveta, mi hai deluso molto quando mi hai escluso dalla tua vita. Ti amavo, ti volevo al mio fianco...

– Ma ero giovane e molto ingenua, ancora

immatura.

Non potevo rinunciare a tutto per te Franck, renditene conto!

– La gioventù non è una scusa per tutto. Le donne sono molto serie a vent’anni. Tu, mi hai abbandonato.

– Mi dispiace. Non volevo che tu soffrissi. Se così fosse, non saremmo nemmeno più insieme. Ho vissuto e so cosa non voglio più.

– Adesso, so cosa voglio.

– Anch’io, lo so adesso!»

Franck stava terminando di mangiare la sua anatra con il basilico. Sembrava preoccupato e deluso.

Per dessert, prendemmo una coppa di frutta esotica. Il piatto era abbondante e delizioso. Lentamente, Franck mi interrogГІ di nuovo. Mi chiese del mio attuale lavoro e dei nuovi ragazzi che avevo conosciuto dal mio arrivo. Su questo punto, lo rassicurai spiegandogli che pensavo soprattutto a lui. Anche se la mia risposta lo sorprese, il suo sorriso sembrГІ ridisegnarsi.

Al momento di pagare il conto, volevo offrire io. Franck rifiutГІ con insistenza e diede la sua carta di credito alla cameriera che poco dopo ritornГІ con il terminale di pagamento elettronico e portatile.

Fuori, Franck mi stringeva la mano. Camminammo come due amanti lungo l’Avenue des Champs-Elysees fino a Place de la Concorde. Sembrava aver abbandonato la nostra conversazione della cena. Mi faceva ancora domande sulla mia vita attuale. Era anche curioso di scoprire cosa fosse successo a mia sorella e ai miei genitori. Mi parlò della sua famiglia e di suo figlio che gli procurava un immenso orgoglio.

Arrivati in piazza, mi ha proposto di prendere la metropolitana per Montparnasse. Accettai. Cominciavo seriamente a chiedermi se stesse per baciarmi. Il primo bacio ГЁ certamente il piГ№ delicato da dare, ma adesso, mi sapeva giГ  completamente conquistata. Non vedevo alcun motivo per mostrarsi timido. Avevamo giГ  condiviso questa dolcezza in passato.




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